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A Monte Mario conflitto d'interessi a Cinque Stelle: il caso Menna infiamma la commissione

L'argomento di nuovo in discussione. Colabello (Pd): "Situazione delicata e deviante, attendiamo il responso dell'Anac". Salamone (M5S): "È un attacco politico"

Cinquantacinque pratiche di professionisti riconducibili allo studio” che vedeva anche Michele Menna, assessore ai Lavori pubblici del Municipio XIV. È questo il punto da cui si è partiti oggi, 19 ottobre, nella commissione Trasparenza, presieduta da Julian Colabello, su una vicenda che ormai tiene banco da agosto. Non sono mancati i toni accesi, con scambi verbali al vetriolo e punzecchiature nemmeno troppo velate.

Colabello, che ha sempre parlato di una "possibile violazione del Tuel (Testo unico degli Enti locali)", ha aggiunto: “Il lavoro della commissione è stato anche quello di evidenziare la presenza notevole, addirittura il dieci per cento delle procedure (Scia commercio) presentate da gennaio a oggi, da parte dei professionisti sopracitati. Il fatto che loro si riuniscano formalmente o informalmente sotto una sigla di per sé non è un aspetto negativo. Ma di quattro, uno è l’assessore ai Lavori pubblici e l’altro è il presidente della commissione Lavori pubblici”. 

Insomma, una situazione definita da Colabello “delicata e deviante” il cui problema è stato “non averla affrontata all’origine. Da un punto di vista giuridico-amministrativo aspetteremo il responso dell’Anac – ha insistito – probabilmente scriverò un sollecito, anche per aggiornare l’evoluzione che c’è stata all’interno della Commissione: la prima richiesta era in via ipotetica, adesso siamo davanti a un salto di qualità molto concretizzato. Rimango stupito della reazione del M5S, movimento dell’onestà, che oggi ha abbandonato la commissione Trasparenza per non rispondere all’evidenza”. Per la cronaca, sono rimasti (oltre Salamone) Luciano Naticchioni e Sandro Chinni. Poi anche questi ultimi due hanno lasciato la sala. E Salamone è rimasto come ultimo baluardo.

Durante la discussione, peraltro, è stata riascoltata l’audizione di Menna, avvenuta a settembre. “Una registrazione acquisita a verbale – ha sottolineato Colabello – dove l’assessore ha detto che non ci sono pratiche a suo nome, ed è falso. Inoltre ha ribadito di non conoscere Salamone, ed è falso. E’ inverosimile che qualcuno abbia presentato pratiche a nome di uno studio senza che il titolare dello studio non lo sapesse. Ma l’aspetto più grave – ha incalzato Colabello – è che Menna, dopo essere venuto in Commissione, nel momento in cui è arrivata la lettera di inchiesta interna, ha cambiato le quote della società, trasferendo la sua partecipazione insieme al titolo di amministratore dello studio. E’ una cosa vergognosa – ha terminato – se l’avesse fatto uno del Pd ci saremmo trovati i 5Stelle a fare le barricate in Municipio”.

E dall'altra parte? Fabrizio Salamone ha voluto dire la sua. E a Roma Today ha spiegato: “A prescindere che non esiste uno studio professionale associato non discuto la funzione del Presidente della Commissione, è giusto che faccia tutti gli accertamenti. Dico solo che sembra un attacco politico, mentre il compito di Colabello è di garanzia. Le pratiche di Menna? Solo una, il 23 giugno, data antecedente alla sua nomina. Le mie sono dieci. Le altre risalgono a febbraio, quindi in un tempo lontano dalle elezioni”.

Salamone  ha inoltre precisato: “Menna divideva una stanza. Ognuno paga il suo affitto e le sue utenze, le partite Iva sono separate. Nel 2011 volevamo creare uno studio associato di professionisti. Ma il progetto  non è mai partito perché, in sostanza, non c’era compatibilità tra noi. La targa con il logo, preciso mai registrato, è rimasta. Una volta eletto mi sono dimenticato di toglierla. Non c’ho pensato, non sono così malizioso. Non pensavo ci fosse un conflitto di interessi, considerando che prima di candidarmi il Tuel l’ho letto. In pratica, ricopre carattere nazionale  e al suo interno sono evidenziati i Comuni e non si parla affatto dei Municipi, che non hanno nessuna funzione decisionale negli atti riguardanti l'urbanistica e i lavori pubblici. D'altronde neanche la funzione di consigliere ha carattere decisionale, essendo la Commissione e il Consiglio a decidere. Il presidente di Commissione è solo l'organizzatore del tavolo, che recepite le informazioni anche dai consiglieri dell'opposizione o vice Presidenti (il consigliere Cecera Pd ne è anche il vicepresidente) ne convoca la Commissione. Preciso, che nell’articolo 78 c’è scritto che l’amministratore pubblico, nel caso specifico il consigliere, può svolgere la sua attività professionale, salvo astenersi nelle questioni che vedono possibili legami fino al quarto grado di parentela, pertanto non vedo nessuna incompatibilità di funzione”. 

Il consigliere del 5Stelle ha poi puntato la lente di ingrandimento su un altro aspetto: “Ad agosto, quando si è aperto il cosiddetto caso Menna, anziché aspettare che si accertassero i fatti, c’è stata una propaganda e una mistificazione della realtà sui social network. Siamo stati oggetto di illazioni.  Non sono un politico, non mi interessa fare carriera politica – ha chiosato – ma ho visto un territorio danneggiato dalla politica. Per questo ho deciso di mettere a disposizione le mie competenze professionali, considerando che ho sempre visto una politica fatta di chiacchiere. Nella mia Commissione sto seguendo i problemi della periferia dimenticata dalla politica ed entità territorialmente presente. Priva dei servizi essenziali, strade, illuminazione, condotte fognarie, viabilità. Siamo nel 2016, si pensa alle Olimpiadi e non alla periferia abbandonata a se stessa. Sto raccogliendo i report delle criticità portando in commissione i presidenti dei Consorzi, delle Associazioni territoriali, dei Comitati. Entità che conoscono il territorio meglio dei presunti politici in cerca di voti. Questo per poter avere sottomano, al loro termine, le criticità maggiori. Conosco i problemi urbanistici e dei lavori pubblici, forse questo mio contributo dà fastidio a qualcuno”. 

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