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Monte Mario Torrevecchia / Piazza Santa Maria della Pietà, 1

Museo della mente a rischio chiusura: parla l'associazione ex lavanderia

Rischia di chiudere il Museo della Mente al S.Maria della Pietà. Sarebbe una perdita per la memoria delle conquiste della Legge Basaglia. E' solo l'ultimo evento di una serie di fallimenti istituzionali nella gestione dell'Ex Manicomio

Ecco il comunicato stampa dell'associazione. Apprendiamo che il museo della Mente del Santa Maria della Pietà rischia di chiudere.
Se così fosse si tratterebbe di un ennesimo colpo alla memoria di ciò che è stato il manicomio e del valore storico della lotta per la sua "distruzione" culminata nella Legge Basaglia del 1978.

Inutile ricordare che già 6 anni fa, mentre prendeva forma lo sciagurato Protocollo di Intesa sul Santa Maria della Pietà che ne faceva uno spezzatino di funzioni e ne favoriva la neoospedalizzazione, proponemmo inascoltati l'inserimento del Museo nel circuito museale della Capitale.

Lasciare il controllo del Museo alla ASLRME fu un errore perché un'istituzione che ripropone strutture psichiatriche all'interno di un ex manicomio, smantella gli Ostelli della Gioventù, gestisce un bene prezioso della comunità con spirito proprietario, non valorizza le risorse in favore della Salute Mentale, non può che considerare poco importante un'istituzione legata ai simboli ed alla memoria. Solo le risorse che avrebbero potuto portare gli Ostelli della Gioventù illegalmente smantellati ammontano ad almeno 50 volte ciò che oggi servirebbe per far sopravvivere il Museo della Mente.

Le dichiarazioni di Foschi e Mariano del PD pur se condivisibili sanno di propaganda. Il Protocollo che ha consegnato il S.Maria della Pietà alla gestione senza controllo, progetto ed indirizzo della ASL RME, è stato anche opera loro.
Il rischio di chiusura del Museo della Mente è solo l'ultimo esempio dello sfacelo che in 20 anni, le amministrazioni, da chiunque governate, hanno prodotto sul S.Maria della Pietà per incapacità, interessi e per l'ostinata indisponibilità ad accogliere le proposte delle realtà più attive della società civile.

Dopo la distruzione degli ostelli, il fallimento dell'ipotesi universitaria, la devastazione del parco, la realizzazione di un nuovo concentrato di mallattia e disagio, ciò che servirebbe sarebbe una profonda autocritica e la riapertura di una discussione pubblica su quel poco che ancora si potrebbe salvare.
 

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