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Pd, la rivoluzione degli ex presidenti. Barletta: "Il partito è stato disonorato. Via i capibastone"

Il capogruppo dem del Municipio XIV e il documento sul futuro del Partito: "Necessaria una squadra unita, che conosca i problemi di Roma. Troppe le umiliazioni subite. Dobbiamo far tornare a vincere alla nostra comunità politica le sfide che avremo davanti"

Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta. Per avere conferma chiedere a  Valerio Barletta, ex minisindaco del Municipio XIV e oggi capogruppo Pd sui banchi della minoranza. Il 2017 sarà un crocevia di fuoco per il Partito democratico . Le avvisaglie sono arrivate dal documento – sul sito www.piazzasantachiara.it – elaborato da Sabrina Alfonsi, Andrea Santoro, Paolo Marchionne, Maurizio Veloccia. Con loro, ovviamente, anche Barletta. Perché “è tempo di una stagione nuova”.

La ricetta è sul piatto: aprire una discussione all’interno del partito, rompere gli schemi, costruire per rinnovare. Insomma, lasciarsi alle spalle un 2016 marchiato dallo tsunami a 5 Stelle ma, soprattutto, da una gestione democrat ancorata su capisaldi che ormai hanno fatto il loro tempo. 

Inevitabile, quindi, ricominciare dalle base. Ossia dal territorio. Con un desiderio, quello che per la prima volta “si riesca a creare una squadra” ha confidato Barletta “che non si regga su due-tre capibastone impegnati a piazzare i loro giocatore, bensì che rappresenti un gruppo unito, solido”. Formato da “una generazione libera, che conosca i problemi di Roma, che abbia alle spalle un’esperienza amministrativa o che, quantomeno, abbia vissuto quella straordinaria di una sezione territoriale. Insomma, che abbia delle idee e che riesca a far scattare una scintilla nelle compagne e nei compagni, al momento demoralizzati”.

Un’impresa non semplice. Ma per compiere quello che Valerio Barletta ha definito “un miracolo politico” saranno fondamentali delle tappe. Prima di tutto, raccogliere i cocci della mazzata subita all’ultima tornata elettorale, puntando sulla politica e la militanza. “I mesi trascorsi dalla sconfitta delle politiche mi hanno consentito di superare qualsivoglia spirito di rivincita. Fare politica è bello. Mi sto concentrando per trovare il giusto entusiasmo da diffondere durante quella che sarà la discussione congressuale”. 

Dopodiché sarà importante fare ‘a cazzotti’ con il vecchio ordine. Che poi, gratta gratta, è il cuore della rivoluzione che hanno in mente gli ex presidenti dem. “I vertici del partito hanno le loro colpe e oggi continuano a pensare che abbia sbagliato l’elettorato, semplicemente non votando ‘i migliori’. Le ragioni del ko elettorale hanno più aspetti: è proprio quel partito che non è riuscito a far capire all’elettorato che avevamo le proposte  migliori, e la migliore classe dirigente, da mettere a disposizione della città”. 

Barletta, in tal senso, non fa mai i nomi, ma il destinatario è chiaro. Si chiama Matteo, cognome Orfini. “Le linee su Roma sono state altalenanti. Prima si diceva che avevamo il sindaco più bravo al mondo (Ignazio Marino, ndr) ma un secondo dopo veniva scaricato. In campagna elettorale, a seguire, ecco Roberto Giachetti: una brava persona per carità, ma era chiaro che aveva limiti di appeal”. 

Il resto è storia dei giorni nostri. Con la ‘cantera’ del Pd che ha intenzione di giocarsi una partita contro i pronostici e contro i soloni. Il tutto in un clima non semplice: “L’aria che si respira non è delle migliori. Basti pensare alle intimidazioni, alle umiliazioni subite dagli iscritti, dai segretari. Sono piovute come grappoli, mi vergogno anche a citarle. Nel Municipio XIV – ha ricordato – la fase del subcommissariamento (guidata da Angelo Argento) è stata paradossale. Argento non lo sento da maggio, non l’ho più visto né sentito. Non ha fornito un contributo politico o di altro genere. È stata costruita una stagione in cui il Pd è stato disonorato. Un esempio? La vicenda della storica sezione di Primavalle: chiusa e non sappiamo nemmeno il perché. Il risultato fenomenale dell’operazione alle ultime elezioni è stato il seguente: 76% M5S, 24 % Pd”. 

Non resterà che attendere la piega degli eventi. Se sarà inattesa ce lo indicherà la storia. “Vedo nel partito un gruppo che può portare avanti un lavoro entusiasmante, un gruppo che non ha maturato ancora conoscenza di sé – ha notato Valerio Barletta – il connubio politica/Amministrazione ti dà una carica impressionante. E io ne parlo con cognizione di causa, non come adesso, dove c’è una sindaca che è sempre sull’orlo della crisi. La nostra generazione politica deve mettersi in gioco a tutti i livelli. Deve credere di più in se stessa, per ricostruire tutto. Per sovvertire l’ordine”.

Dall’altra parte, però, ci sarà quel potere che resiste. “Il nostro obiettivo non è vincere il Congresso – ha terminato Barletta – il nostro obiettivo è far tornare a vincere alla nostra comunità politica tutte le sfide che avremo davanti nei prossimi anni. Tornando a parlare alla gente, la nostra gente, lasciando da parte il notabilato di partito e coinvolgendo, da protagonista, chi ha intenzione di metterci la faccia”.

Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa perde. Ma non sa cosa trova. E già questo, per qualcuno, è un ottimo punto di partenza. 

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